fbpx

La gentilezza nella comunicazione

Oggi mi piacerebbe porre l’attenzione su una domanda che mi sono posta spesso in questi giorni, ragionando su atteggiamenti da parte di clienti e analizzando un po’ i testi sul web: ma la gentilezza esiste ancora?

Questo ultimo periodo ha messo in luce come il successo del web, e in particolare dei social, ha permesso alle persone di poter esprimere la propria opinione, nel bene o nel male aggiungerei. Perché dico questo? Perché si preferisce attaccare qualcuno piuttosto che aiutare, si è sempre pronti a fare una critica al posto di un complimento, di mettere etichette laddove non servono.

Ci sono tantissimi esempi che potrei citare, ma non è questo il luogo adatto. Quello a cui mi piacerebbe prestare attenzione, invece, è un’altra domanda: “Perché la gentilezza è sparita dal nostro modo di comunicare?” Ci avete fatto caso?

Mi è capitato di confrontarmi con altri professionisti proprio su questi temi, dalla “gamba importante” di Emma Marrone a Sam Brinton, tra le nuove nomine dell’amministrazione Biden, sotto il mirino per essere una “drag queen” e non per i suoi meriti e le sue competenze per ricoprire quel ruolo.

Ma davvero abbiamo bisogno di questi titoli acchiappa critiche? Non credo proprio.
Quello che manca, e che serve, è una comunicazione meno tossica, che faccia ritrovare il piacere di leggere dei contenuti e instaurare delle conversazioni “sane”.

la gentilezza nella zomunicazione

Dove sono i progetti belli, quelli che lanciano messaggi positivi, di speranza per un futuro migliore? Io oggi ne ho individuato uno e sono felice di ricondividerlo anche qui ed è Color Carne: “un progetto di advocacy che vuole “cambiare colore al color carne”, da rosa a tutti i colori dell’umanità. In Italia i principali vocabolari spiegano che il color carne è “un colore rosa pallido, simile a quello della carne umana”. L’idea di color carne uguale “rosa”, presuppone, spesso inconsciamente, che la pelle di una persona bianca sia la norma”.

Questo modo di dire utilizzato da tutti, me compresa, ha messo il punto esclamativo su come il linguaggio e le rappresentazioni visive più innocue, possano invece nascondere dei pregiudizi.

E mentre sul web si parla del fatto che Instagram testa i like privati alle stories e che Facebook ingloba i reels, io mi soffermo a pensare che l’utilizzo della gentilezza nella comunicazione e nel modo in cui ci rapportiamo agli altri potrebbe, e dico POTREBBE, migliorare un po’ il nostro approccio con il web stesso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *